I pixel di Google volano

Alphabet, la holding capitanata da Larry Page e Sergey Brin che controlla tra le altre Google, Waymo, DeepMind, Verily e molte altre società, ha dichiarato ricavi per 38,9 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2019. È una cifra che ha superato le aspettative degli analisti di Wall Street, che si aspettavano mediamente 38,2 miliardi, e rappresenta una crescita del 19% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ottimo risultato anche i guadagni netti: 9,95 miliardi, mentre le aspettative erano di 8,02 miliardi. La crescita della società sta un po' rallentando, osservando i dati degli ultimi anni, ma il mercato azionario ha comunque preso bene la notizia - anzi, molto bene: il valore delle azioni è salito di ben 9 punti percentuali in un solo giorno, quasi un record per Alphabet quest'anno. La stragrande maggioranza dei ricavi deriva dalle solite attività legate alla pubblicità: l'85%, per la precisione. È tuttavia interessante osservare che, nel corso della conferenza con gli investitori, Google ha speso qualche parola anche per i suoi smartphone Pixel, e ci sono buone notizie: grazie al rilascio di Pixel 3a (Recensione) e Pixel 3a XL, di gamma medio/alta ma con una fotocamera di primissimo livello, le vendite sono addirittura più che raddoppiate su base annua. Negli Stati Uniti, inoltre, gli smartphone Google non sono più un'esclusiva di Verizon, e quindi tutti gli altri operatori li hanno a catalogo (questo vale per Pixel 3a, 3a XL, 3 e 3 XL). Sundar Pichai ha diffuso buone notizie anche per la divisione cloud: l'AD dice che il fatturato ha raggiunto gli 8 miliardi di dollari in questo trimestre. L'ultima volta che ne aveva parlato, a febbraio 2018, aveva indicato "appena" un miliardo. Pichai ha anche affermato che la società è ben al corrente di essere sempre più sotto esame da governi di tutto il mondo per questioni di privacy, concorrenza e molto altro, e promette che se ne occuperà in modo costruttivo. In ogni caso, è vero che finora i risultati trimestrali dimostrano che queste vicende non intaccano più di tanto la salute economica dei colossi tech (vedasi anche Facebook

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